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In Tibet il modo pi� comune di divinare, almeno fino al secolo scorso, poich� in molte regioni oggi l'invasione cinema ha posto fine alle antiche tradizioni locali, era l'uso di un gruppetto fisso di pedine, formate da semi vegetali o da sassolini, accompagnate da una scacchiera e da un libro esplicativo o mope. Questa scacchiera, proveniente dal Ladakh, una regione del Tibet occidentale, a composta da 33 cartoncini rettangolari con un cordoncino di seta colorata, ciascuno con una immagine diversa. Si gioca con una pedina nera e quindici bianche, secondo la procedura universale degli oracolanti, si manipolano preventivamente le pedine, in modo da, impregnarle, con la nostra energia cosI da renderle strumenti non solo di descrizione di un destino, ma anche della volont� del consultante: per far ci�, il divinante tibetano scuote a lungo le pedine nelle mani, con aria assorta, poi le fa uscire una per una tra il pollice e l'indice delle mani sempre chiuse facendole scendere con calma ed esattezza sui quadrati della scacchiera nell'ordine defia loro numerazione. La difficolt� di far uscire e posare le pedine tenendo le due mani chiuse favorisce uno spaesamento mentale utile alla divinazione (gli scienziati neurolinguistici di oggi, esperti di comunicazione subliminale, spiegano che ogni fenomeno di divinazione � dato da un passaggio dall'emisfero sinistro a quello destro del cervello, quello della creazione e del sogno, che si verifica ogni volta che il corpo si costringe a gesti insoliti). Il numero su cui capita la pedina nera � il numero della tessera cui si riferisce la divinazione cercata. Il testo delle tessere � ricco, come si vedr�, di riferimenti a personaggi e usi del favoloso Pantheon tibetano, animato da demoni e fate oltre che da simboli buddhisti. Il lettore occidentale far� bene ad adattare col massimo realismo e buon senso il messaggio alla propria realt� culturale, evitando l'errore di applicare alla lettera consigli e prescrizioni diretti ad abitanti di un paese lontano e diverso dal nostro.