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LA RENCAIRMAZIONE NELLA CULTURA INDIANA


Grandissima parte dei popoli dell'Est crede tuttora nella reincarnazione. L'idea della vita che continua a esistere dal passato al futuro vestendo e svestendo tanti corpi diversi, come abiti nuovi e poi smessi � la famosa, bellissima immagine della Gita celebre episodio del poema epico Mahabharata. Assieme a questa credenza, vi � l'altra, per cui la nuova vita � sempre determinata da quella precedente: dovunque esiste, non un caso, ma una causa: il karma, o karman, secondo l'esatto termine sanscrito, secondo cui il destino � il prodotto delle azioni compiute nella vita precedente. Se poi si chiede in India all'uomo della strada che cos'� l'astrologia, vi risponder� invariabilmente: L'astrologia � il karma. Ma i due concetti non erano collegati all'inizio, antichissimo, della loro storia. In origine, infatti, i primi Veda, i libri sapienziali, parlano solo di una generica retribuzione del bene e del male che si avr� nel l'aldil�, proprio come nel Paradiso cristiano; e i primi testi astrologici, come il Taittiriya Brahmana, descrivono come si determinano i momenti auspiciosi per compiere le cerimonie prescritte al bramino e al suo principe, pi� che il carattere e il destino di un singolo individuo. Dopo la prima meta del primo millennio a.C. dottrina del karma e dottrina astrologica, come le concepiamo oggi, si definiscono ciascuna per conto proprio e poi subito confluiscono. Il primo teorizzatore � Yajnavalkya, il quale afferma la ciclicit� della trasmigrazione, ciclica come i moti del tempo, del Sole, della Luna, del tempo meteorologico e della vegetazione. E' un'idea che nasce nel momento in cui il popolo indiano passa dallo stadio della caccia a quello dell'agricoltura: prima vedeva solo morire, e mai rinascere, quel preciso animale che cacciava: ora, miete il grano e, spargendone la semente, sa che certamente, e proprio qui, rinascer�. E perch� dunque non dovrebbe rinascere egli stesso, se tutto intorno a lui gli conferma che tale � la legge della natura? Non a caso, questa � l'ipotesi del grande storico delle religioni Mircea Eliade. L'India e la Cina, i due grandi Paesi asiatici dove maggiormente si � diffusa l'idea del karma e della rinascita, sono entrambi basati su un'economia prevalentemente agricola. Saranno poi le quattordici meravigliose Upanishad, testi sapienziali, le <<sedure segrete>> di trasmissione esoterica, che secondo il filosofo Schopenhauer rappresentano una delle maggiori consolazioni offerte all'uomo, a sviluppare ulteriormente il concetto di karma. Nel primo secolo d.C. il mitico re Manu insegna nel suo codice le conseguenze delle proprie azioni dopo la morte, indicando anche quali colpe si tradurranno in particolari rinascite e in malattie. Ci sono 101 malattie karmiche, quelle non facili da curare, tra cui il cancro; ma questo karma si pu� bloccare se si fa uno sforzo per capire le circostanze della malattia, le provocazioni negative ricevute da propri problemi o da problemi altrui. Se per esempio si capisce che una sensazione di abbandono e di solitudine �  un'eredit� paterna o materna e non una realt� personale e attuale. Nel secondo secolo c'� una raccolta di storie, il Karmacataka, che racconta solo storie karmiche: come fu che il discepolo del bramino osa concupire la moglie del suo maestro, e rinacque con la tale o tal altra malattia; come fu che quel principe sedusse la figlia del suo medico, senza farne poi una delle sue concubine ufficiali, e nella vita successiva soffri di malattie cardiache, lui che aveva infranto il cuore altrui senza offrire riparazione?... Fra la fine dell'epoca vedica e l'inizio, del periodo ind� si colloca l'appendice ai testi sapienziali Atharva Veda, che getta esplicitamente un ponte tra destino e astrologia: E' il fato che ha il Potere, lo sforzo umano � solo un pretesto. Come risultato di un destino ben nascosto, l'uomo pu� conquistare la Terra. Tra il destino e lo sforzo umano, il destino � superiore. Ecco il motivo per cui il re dovrebbe venerare il destino; di conseguenza, egli deve tenere presso, di s� un astrologo e un sacerdote - coloro che conoscono i riti e il destino - e deve sempre onorarli. Ma un re privo di astrologo � come un bambino senza padre, un re senza un sacerdote � come un bambino senza una madre. D'altronde l'idea di un destino onnipotente e soverchiante poteva contraddire la stessa autoriIti del re e dei suoi bramini, e ben presto cominci� a crescere il numero di coloro che interpretavano la legge del karma facendo sempre pi� posto al libero arbitrio, alla libert� umana di scelta, alla dignit� della propria volont�. Se il fato � il risultato delle azioni passate, dice Yajnavalkya, allora te azioni dell'uomo sono importanti e quindi l'uomo si costruisce il destino con le sue stesse mani: Come un attore che indossa diversi costumi, il S� forgia diversi corpi che risultano dalle azioni passate. Corpi diversi, anche non umani, come dice il guru Nanak: Quanti animali ho io prodotto? Quante ali ho io fatte volare? Comunque c'� un io che agisce, soprattutto nello stato umano: Proprio come un carro non pu� muoversi su una sola ruota, cos� il destino � ineffettivo senza lo sforzo umano e anche se � causato dai pianeti, esseri intelligenti che risiedono, nelle costellazioni, l'uomo pu� agire su di essi propiziandoseli. Colui che desidera ricchezza, lunga vita, salute � la pioggia deve rendere culto ai pianeti. Anche nell'astrologia indiana esiste il vecchio quesito se i pianeti producano o solo indichino il destino. Il grande Yaraha Mihira, il Tolomeo indiano, razionalista e concreto (siamo nel sesto secolo, epoca illuminata), sostiene che essi indicano. Lo zodiaco rivela completamente la parte della vita che sta per produrre i frutti delle azioni buone e cattive commesse nella esistenza precedente. Questa porzione della vita � il dasa, peculiarit� dell'astrologia sanscrita, che divide Parco dell'esistenza in periodi favorevoli o sfavorevoli posto ciascuno sotto l'influenza di un pianeta, a cominciare dal nakshatra o costellazione occupata dalla Luna al momento della nascita. L'astrologia, dice Varaha Mihira, rivela i risultati ottenuti dalle azioni buone e cattive accumulate in un'altra vita, proprio come una lampada rivela gli oggetti nell'oscurit�. Nel nono secolo l'astrologo Bhattopala spiega che vi � un karma permanente, drdha, che non pu� essere cambiato dallo sforzo dell'uomo, come per esempio il nascere in una citt� o in un piccolo paese, dopo altri fratelli o per primo, con certe caratteristiche fisiche e non altre, e questo � indicato appunto dai dasa dei pianeti; e poi c'� un karma adrdha, che pu� essere cambiato, ed � quello indicato dai transiti: i Pianeti in transito offrono la possibilit� di correggere determinati aspetti della propria personalit� via via che il movimento dei cieli illumina ora Saturno, ora Venere, ora Giove di nascita. Cos� gli autori del testo astrologico sanscrito fondamentale, l'Atharva Jyotisha, salvavano il libero arbitrio e insieme a esso la loro stessa autorit� di interpreti e propiziatori degli dei pianeti attraverso le cerimonie e le mantiche. Anzi, i saggi indiani ordinano quasi di rimuovere qualunque cattivo aspetto dei pianeti, qualunque difficolt� da loro segnalata attraverso I'oroscopo: invece di predicare una passiva rassegnazione (cosi l'Occidente favoleggia I'Oriente), il fatalismo, i guru indiani, anche i guru astrologi, hanno sempre chiesto impegno, quindi azione e fiducia nelle proprie possibilit� umane. Dice l'astrologo Somayaji, 1600: E' cos� attraverso i transiti dei pianeti che tutti i buoni e cattivi effetti sono causati agli esseri umani; ma i pianeti si placano se propiziati con adorazione, preghiere e invocazioni e cos�, quando sono placati, portano successo e cose buone al nativo, anche se sta passando attraverso posizioni astrali malefiche. E l'astrologo Turuvenkatacharya: <<L'oroscopo � una mappa del karma e una indicazione del dharma, il retto agire; il presente pu� sconfiggere il passato>> sintesi, a mio parere, del pensiero astrologico indiano. Anche Buddha dice qualcosa del genere, nel sutra o discorso famoso dove indica il retto comportamento: <<Non pensare al passato, poich� non c'� pi�, quindi non pu� darti la felicita; non pensare al futuro, poich� non c'� ancora, quindi non pu� darti la felicita, concentrati sul presente, che c'� ed � l'unico che pu� darti la felicit�>>. A proposito del Buddha, bisogna dire che mai egli afferm� che esistesse un principio permanente che si perpetua anche dopo la morte, anche se per lui il karma e il suo frutto esistono, per� non esiste un essere agente preciso, un io, una vita che si ripete, esatta e conclusa, da una esistenza a un'altra. Per il buddhismo esiste solo un aggregato di elementi, passeggero e privo di continuit�, tranne che per il karma, quindi non c'� nessuna entit� soggettiva, nessun personaggio da liberare dal gioco del samsara o illusione delle forme vitali, c'� solo l'illusione di una falsa personalit�, da far cessare. Altro che le farneticazioni compiaciute di certi pseudo studiosi di astrologia karmica che si affrettano a trovare a qualsiasi persona una vita passata, sempre incontrollabile e sempre, chiss� perch�, cos� lusinghiera; sembra che siamo stati tutti Caterina di Russia o come minimo cortigiani di Alessandro Magno, mai uno qualunque che viveva zappando la terra. Non c'� da stupirsi se nello stesso continente indiano vi sono vecchie sette, come gli Ajivita, che negano gli effetti del karma, e perfino la stessa metempsicosi. Alla dottrina della trasmigrazione delle anime crede invece in pieno Madame Blavatskyj che nella sua Societ� Teosofica, fondata nel 1875 negli Stati Uniti, adotta molte teorie indiane, forse non perfettamente afferrate, arrivando a far affermare da un suo seguace che "i pianeti hanno un anima e hanno il compito di premiare e di punire" semplificazione forse eccessiva per la complessit� dei simboli sanscriti. Ma le semplificazioni, appunto, semplificano, e non c'� da meravigliarsi se alla sua morte la Blatavsky ha pi� di 100.000 discepoli, e moltissime persone tuttora credono di essere veramente la reincarnazione anche nei minimi dettagli fisici del tale o tal altro personaggio che aveva commesso gesta spesso da romanzo. Testimone di questa credenza, neanche tanto sotterranea, il recente libro di Antonio Tabucchi, studioso del grande scrittore Pessoa, Nottumo indiano, pubblicato da Sellerio. Un'altra seguace della teosofia, Alice Bailey, parlava di reincarnazione non di singoli esseri soltanto, ma di gruppi interi di persone che rinascerebbero insieme per "avanzare il piano divino", una visione del mondo tipica della fine dell'800, quando l'euforia della Belle �poque faceva credere che l'uomo era il centro del mondo e tutto era al suo servizio o attendeva la sua opera; mentre abbiamo ben visto che l'uomo in realt� da duemila anni non fa che devastare il pianeta e non ha risolto uno solo dei mali veri dell'umanit�, che sono la solitudine, la morte, l'incomprensibilit� dell'esistenza, la fame di troppi esseri e la violenza. E sappiamo che l'uomo non � n� la pi� antica n� la pi� numerosa delle specie viventi, quindi anche da un punto di vista strettamente quantitativo neanche la specie dominante. Ma, soprattutto, la mentalit� asiatica non distingue affatto il creato dalla creatura: l'uomo, l'animale, l'albero, la terra, sono tutte membra di Mahapurusha, il grande personaggio cosmico: non c'� nessuna creatura realmente individuale che opera su un creato distaccato e distinto da essa. Nel 1915 Aurobindo, il grande pensatore, poeta e partigiano dell'Indipendenza dell'India dalla British Rule assieme a Gandhi, dir� "La vera base della teoria delta rinascita � l'evoluzione dell'anima o piuttosto il suo affiorare dal veto della materia e il suo graduale trovare se stessa". Quando si sentono certi clienti chiedere pateticamente all'astrologo: Ma mi innamorer6 ancora? L'attesa di qualcosa di bellissimo e luminoso si fa sentire cos� intensamente che viene alla mente il vecchio proverbio: Chi si innamora, rinasce allora � l'attesa della rinascita potrebbe forse solo voler dire l'attesa di una nuova iniziazione alla vita, l'amore fa rinascere perch� spalanca nuove energie e nuovi reami, un nuovo pezzo di realt� fino ad allora oscurata nella caverna. Un amore che potrebbe, essere anche qualcosa del passato, ma non del passato delta vita precedente; della porzione di vita precedente; della vita che precede quella adulta: l'infanzia. Un dotto professore dell'Universit� di Berkeley, in California, ha studiato recentemente la credenza nel karma dal punto di vista della sua funzione psicologica, del suo ruolo nella cultura e nella societ� indiana. Secondo il professor Robert P. Goldman, questa credenza esprime una paura fondamentale e universale, quella di aver trasgredito contro qualcuno o qualcosa in un periodo di cui si ha poca o nulla memoria. Tutte le letterature classiche, dalla sanscrita alla latina, non menzionano mai genuine memorie delta nostra unica sicura vita precedente: la prima infanzia, la vera vita emotiva dei bambini � un tab�, qualcosa che viene represso: sappiamo che fino all'800 i bambini non erano ritenuti soggetti degni delta societ�, li si vestiva da grandi, li si nascondeva in campagna con la balia finch� non erano, adulti, quindi veramente presentabili. Anche oggi si � ricominciato a vestirli come i grandi, con i Jeans anche a pochi mesi, quasi negando la dignit� di essere piccoli. Le trasgressioni dell'infanzia sono le ben note passioni che tutti conosciamo e di cui cosi poco parliamo: avidi di persone e di cose, rabbia di essere ostacolati. incompresi e derubati, soprattutto del genitore di sesso opposto, passioni per cui si sente di dover pagare qualcosa o si sar� schiacciati in futuro, nella vita futura. Ecco che il consiglio. dell'astrologo, quello specializzato nel Brghusamhita, rivelando a chi lo interroga quale era il peccato commesso, quale il pianeta che lo indica, quale pietra portare e quale cerimonia compiere (per esempio, liberare degli animali che stanno in pericolo di vita) facendogli in qualche modo fare penitenza, lo libera dal peso di una passivit� colpevole e lo distacca dal passato, ammendandolo. Questa interpretazione psicoanalitica nasce da un passo di Freud stesso in cui lo psichiatra viennese spiega il diffusissimo fenomeno del dej� vu, quella sensazione comunissima di aver gi� visto questo luogo, aver gi� detto queste parole, aver gi� incontrato questa persona, con un fenomeno di rimozione di una scena edipica, per cui in realt� quello che si stava ricordando, e non si vuole o pu� ricordare, � qualche scena emotivamente molto forte connessa non con una vita precedente, ma con la propria infanzia. Un altro testo orientale sembra dare obliquamente ragione a Freud: � il primo romanzo del mondo, la Storia di Gengji, il Principe Splendente, scritto dalla dama di corte dell'Impero Heian, Murasaki Shikibu, nell'anno Mille. Il bellissimo Principe Splendente passa la sua vita da una donna all'altra e da una festa e un intrigo di corte  a un altro, nell'epoca pi� serena mai conosciuta dal Giappone. Le dame che per lui spasimano non si contano, e, al solo vederlo anche le pi� vecchie sentono che anni si aggiungono alla loro vita, d'altronde egli � cosi sensibile e innamorato dell'amore che tesaurizza ogni minima storia e passa la sua vita a visitare tutte le sue innumerevoli dame, e molte ne tiene vicino a s� in armonia, trascorrendo la vita in gare di liuto e in feste per contemplare la fioritura dei ciliegi; ma la cosa curiosa � che Gengii � attirato soprattutto dalle dame un po' nascoste e ritirate, si direbbe le pi� proibite: il suo massimo amore � la seconda moglie di suo padre, Futsujbo, con cui commette una grave colpa, mettendola incinta; nascer� un figlio che a sua volta, legge del taglione, karma, si innamorer� della Terza Principessa, giovane moglie di Gengii in et� matura, e da lei avr� un figlio, facendo pagare cos� a Gengii la sua colpa giovanile. Tutto il romanzo � pieno di gentiluomini che spiano dame nascoste dietro pesanti cortine, e se riescono a vedere il volto proibito immancabilmente se ne innamorano, e spiegano a se stessi l'inesorabilit� improvvisa della loro passione col pensiero che sicuramente un legame da un'altra vita li aveva uniti. Vediamo gi� il dottor Freud sogghignare... D'altronde sappiamo benissimo che i cultori della teoria del karma tradizionale sono numerosissimi, anzi in crescita, anche in Europa e in America, supportati da un numero crescente di pubblicazioni anche autorevoli, come lo studio del professor H. N. Banerjee del - Parapsychology Department dell'Universit� del Rajasthan a Jaipur, che ha raccolto per 15 anni storie di persone che ricordavano esattamente le loro vite precedenti. Quando chiesi a una yogini di Benares, una donna yogi di grande qualit� e saggezza, il suo parere sulle teoria della reincarnazione, essa mi rispose: Vediamo non se una teoria � vera, ma se pu� servire a sentirci meglio, se dunque � benefica. Di tutte le verit� possibili, scegli quella che ti fa stare meglio, quella che rallegra la tua mente e la tua anima, quella che vorresti sentirti dire, e quella segui. Gi� poich�, come dice Shakespeare, niente � buono o cattivo, o vero o falso, ma il nostro pensiero che lo rende tale.